Il mondo alla roversa o sia Le donne che comandano, libretto, Torino, Stamperia Reale, 1752 (Il mondo al rovescio o sia Le donne che comandano)

 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 TULLIA, CINTIA, AURORA, seguito di donne
 
 TULLIA
 La dolce libertà che noi godiamo
485conservare si dee ma per serbarla
 da tre cose guardar noi ci dobbiamo.
 Da troppa tirannia,
 dalla incostanza e dalla gelosia.
 Il tirannico impero poco dura.
490Ciascun fuggir procura
 da un incostante core
 e sdegno fa di gelosia il furore,
 onde, perché si serbi
 la cara libertà che noi godiamo,
495fide, caute, pietose esser dobbiamo.
 AURORA
 Incostanza non chiamo
 se acquistar più vassalli io cerco e bramo.
 Nostro poter, nostra beltà risplende
 quando più adoratori
500ci recano in tributo i loro cori.
 E se libere siamo,
 libere amar potiam chi noi vogliamo.
 CINTIA
 Ma usurpar non si deve
 i dritti altrui. Ma colle smorfie e i vezzi
505gl'uomini non si fanno cascar morti
 per far alle compagne insulti e torti.
 Faccia ognuna a suo senno;
 ognuna si conduca come vuole,
 finché la libertà goder si puole.
 TULLIA
510Il diverso parer, che nelle varie
 nostre menti risalta,
 pensar mi fa che utile più saria
 introdursi fra noi la monarchia.
 D'una sola il governo
515far si potrebbe eterno e in questa guisa,
 se una femmina sola impera e regge,
 tutti avranno a osservar la stessa legge.
 CINTIA
 Non mi spiace il pensier ma chi di noi
 esser atta potria
520a sostener la nuova monarchia?
 TULLIA
 Quella ch'ha più giudizio,
 quella ch'ha più consiglio,
 che sa con più prudenza
 il rigor porre in uso e la clemenza.
 AURORA
525L'impero si conviene
 a femmina che sappia
 con dolci di pietà soavi frutti
 in catene tener gl'uomini tutti.
 CINTIA
 Anzi a colei che fiera
530sul femminile soglio
 degl'uomini frenar sappia l'orgoglio.
 TULLIA
 Facciam così, ciascuna
 si proponga di noi, ciascuna ai voti
 il proprio nome esponga e il trono eccelso
535indi a quella si dia
 che dai voti maggiori eletta sia.
 CINTIA
 Io l'accordo.
 AURORA
                         Io l'accetto.
 TULLIA
                                                A noi si porga
 l'urna e i lupini ed io, poiché la prima
 fui a proporre il nobile progetto,
540prima m'espongo e i vostri voti aspetto.
 CORO
 
    Libertà, libertà,
 cara, cara libertà.
 Bel piacere, bel godere
 che contento al cor ci dà.
545Cara, cara libertà.
 
 TULLIA
 Per quello che si vede e che si sente
 niuna donna acconsente
 all'altra star soggetta;
 a ognuna piace il comandar sovrano
550e soggiogarle si procura invano.
 AURORA
 (Procurerò con l'arte
 il dominio ottenere).
 CINTIA
                                         (A lor dispetto
 il regno occuperò).
 TULLIA
                                     (Con l'arte usata,
 senza mostrar orgoglio,
555giungerò forse ad occupar il soglio).
 Or si sciolga il consiglio.
 Vada ciascuna a esercitar l'impero
 sopra i vassalli suoi.
 E libero il regnar resti fra noi.
 CORO
 
560   Libertà, libertà,
 cara, cara libertà.
 Bel piacere, bel godere
 che contento al cor mi dà.
 Cara, cara libertà. (Tutte partono, fuorché Tullia)
 
 SCENA II
 
 TULLIA sola
 
 TULLIA
565Com'è possibil mai
 che possiamo regnar noi donne unite,
 se la pace voltar ci suole il tergo,
 quando siamo due donne in un albergo?
 Prevedo che non molto
570questo debba durar dominio nostro.
 Ma pria ch'ei fia tolto,
 vorrei un giorno solo
 assoluta regnare. Ah questa sete
 di comandar è naturale in noi
575e ogni donna ha nel capo i grilli suoi.
 
    Fra tutti gli affetti
 d'amore e di sdegno,
 l'affetto del regno
 prevale nel core;
580la brama d'onore
 frenar non si può.
 
    Avere soggetti
 quegli uomini alteri,
 che soglion severi
585le donne trattar,
 diletto bramar
 maggiore non so.
 
 SCENA III
 
 RINALDINO, GIACINTO, poi GRAZIOSINO
 
 RINALDINO
 
    Queste rose porporine,
 ch'ho raccolte pel mio bene,
590sono tutte senza spine,
 come senz'amare pene
 è l'affetto ch'ho nel sen.
 
 GIACINTO
 
    Questo vago gelsomino,
 che al mio ben io reco in dono,
595candidetto com'io sono,
 semplicetto, tenerino,
 s'assomiglia al mio bel cor.
 
 GRAZIOSINO
 
    Questo caro tulipano
 vuo' donarlo alla mia bella;
600qualche cosa ancora ella
 forse un dì mi donerà.
 
 A TRE
 
    Vaghi fiori, dolci amori,
 bella mia felicità.
 
 SCENA IV
 
 Vedesi dal mare accostarsi una barca ripiena d’uomini.
 
 RINALDINO
 Osservate, o compagni, ecco un naviglio
605che verso noi s'avanza.
 Mirate sulla prora i naviganti
 volontari venir schiavi ed amanti.
 GIACINTO
 Il regno delle donne
 è circondato dalla calamita
610che l'uomo di lontan tira ed invita.
 GRAZIOSINO
 E questa calamita
 non è già una opinione
 ma ogni donna ne tien la sua porzione.
 A TRE
 
    A terra, a terra,
615qui non vi è guerra
 ma sempre pace
 goder si può. (Dalla barca si ode un concerto d’oboè e corni da caccia, mentre approdano i naviganti e gettano il ponte per scendere)
 
 SCENA V
 
 AURORA, CINTIA e le donne tutte armate di strali ed aste corrono alla riva per arrestare i naviganti. Nell’uscire di dette donne s’ode dall’orchestra il suono di timpani e trombe che fa tacere il concerto della barca
 
 CINTIA
 Olà, voi che venite
 a questi del piacer lidi felici,
620dite, venite amici ovver nemici?
 FERRAMONTE
 Amici, amici siamo. (Dalla prora della barca)
 Da voi, belle, veniamo
 a domandar favori,
 a servire e goder de' vostri amori.
 CINTIA
625Quand'è così, scendete
 e voi donne arrestateli
 e senza discrezione imprigionateli. (Sbarcano Ferramonte e tutti gli naviganti; e frattanto si suona alternativamente nella barca e nell’orchestra)
 AURORA
 (Più che s'accresce il regno,
 più in me cresce il desio di regnar sola).
 CINTIA
630Spiacemi che fra noi
 questi bei giovinotti
 divider ci conviene.
 Se sola regnarò, starò più bene.
 CORO (In cui cantano anco Giacinto e Graziosino)
 
    Presto, presto, alla catena,
635alla nova servitù,
 
    non fa scorno e non dà pena
 volontaria schiavitù. (Partono tutti, fuorché Rinaldino e Ferramonte)
 
 SCENA VI
 
 RINALDINO e FERRAMONTE
 
 FERRAMONTE
 Amico, vi son schiavo.
 RINALDINO
                                           E voi non siete
 fra le donne partito?
 FERRAMONTE
                                        Anzi nascosto
640quindi mi son, per non andar con loro,
 mentre la libertate è un gran tesoro.
 RINALDINO
 Questo tesor l'abbiam sagrificato
 alla legge fatal del dio bendato.
 FERRAMONTE
 Dunque voi siete quelli
645che il cor sagrificate ai visi belli,
 misera gioventù, misera gente,
 nata per divertirsi e non far niente?
 RINALDINO
 Impiegati noi siamo
 nell'amar, nel servir le nostre belle.
 FERRAMONTE
650Bell'impiego da eroi,
 bell'impiego davver, degno di voi!
 E non vi vergognate? E non sapete
 che le donne son tutte,
 sian belle o siano brutte,
655crude tiranne e fiere,
 nostre nemiche altere,
 e che l'uomo tener vinto ed oppresso
 è il trionfo maggior del loro sesso?
 RINALDINO
 Ma non può dirsi inganno
660di donna la beltà.
 FERRAMONTE
 Anzi è una falsità
 quel volto che innamora,
 che si liscia, s'imbianca e si colora.
 RINALDINO
 E le dolci parole?
 FERRAMONTE
                                  Son lusinghe
665che scaltramente incantano;
 e le femmine poi di ciò si vantano.
 RINALDINO
 E i bei vezzi! E gli amplessi?
 FERRAMONTE
 Con quei bei vezzi istessi,
 col riso accorto e scaltro
670cento soglion tradir un dopo l'altro.
 RINALDINO
 Ma il mio cor non consente
 il suo bene lasciare.
 FERRAMONTE
                                       Il vostro core
 orbato, affascinato,
 incantato, ammaliato,
675se a me voi baderete,
 dalla catena vil discioglierete.
 
    Quando le donne parlano,
 io lor non credo affé.
 Se piangono, se ridono,
680lo stesso è ognor per me.
 Io so che sempre fingono,
 che fede in lor non v'è.
 
    Lo so che siete amico
 voi delle donne assai.
685Ma quello ch'io vi dico
 purtroppo lo provai.
 E se dir ver volete,
 direte: «Così è».
 
 SCENA VII
 
 RINALDINO solo
 
 RINALDINO
 Ah purtroppo egli è ver! Parole e sguardi,
690che rendono gli amanti
 schiavi della beltà, son tutt'incanti.
 Ma come, oh dio! ma come
 sciogliere potrei dal core
 l'amorosa catena?
695La libertà mi sembrerebbe or pena.
 Quando un cor si compiace
 dell'amorosa face
 sì facile non è mirarla spenta,
 liberarsene affatto invan si tenta.
 
700   Nocchier che s'abbandona
 in seno al mar infido,
 quando lo brama, al lido
 sempre tornar non può.
 
    Nel pelago amoroso
705resta l'amante assorto
 né più ritrova il porto
 da dove si staccò.
 
 SCENA VIII
 
 CINTIA con spada in mano, poi GIACINTO
 
 CINTIA
 La vogliamo vedere. O regnar voglio
 o di tutte le donne è fritto il soglio,
710aut Caesar, aut nihil.
 Non mi posso veder compagni intorno
 che senza il merto mio
 vogliano comandar come fo io.
 Ecco Giacinto, o deve
715seguir il mio disegno
 o sarà il primo a sostener mio sdegno.
 GIACINTO
 Cintia, mio amor, mio nume,
 suora di Citerea,
 mia sovrana, mia dea,
720eccomi tutto vostro.
 Vi domando perdono e a voi mi prostro.
 CINTIA
 E ben siete pentito
 d'avermi disgustata.
 GIACINTO
 Mia bellezza adorata,
725tanto pentimmi e tanto
 ch'ho lavata la colpa in mar di pianto.
 CINTIA
 Mi amate voi?
 GIACINTO
                              Vi adoro.
 CINTIA
 Siete mio?
 GIACINTO
                       Vostro sono.
 CINTIA
 Ogni errore passato io vi perdono.
 GIACINTO
730Oh cara! Oh me contento!
 Balzar il cor per il piacer mi sento.
 CINTIA
 Ditemi, come state
 di coraggio e bravura?
 GIACINTO
 La gran madre natura
735m'ha fatto l'alto onore
 di donarmi un bel volto ed un gran core.
 CINTIA
 Mi piace il paragone.
 (S'è bravo com'è bel, sarà un poltrone).
 GIACINTO
 Su parlate, esponete,
740comandate, imponete,
 armato a' vostri cenni il braccio mio
 svenerà, se fia d'uopo, il cieco dio.
 CINTIA
 L'impresa che a voi chiedo
 difficile non è.
 GIACINTO
                              Nulla è difficile
745a un cuor ch'è tutto facile.
 CINTIA
 Prendete questa spada.
 GIACINTO
                                             Ecco l'accetto;
 mi passerò, se lo bramate, il petto.
 CINTIA
 Or di sangue virile io non ho sete,
 voi uccider dovete
750in questa città nostra
 cento donne e non più, per parte vostra.
 GIACINTO
 Come! Donne svenar?
 CINTIA
                                           Se voi ciò fate,
 mio sposo alfin sarete
 e meco regnarete; e quando mai
755ricusaste obbedir il mio precetto,
 vi passerò con questa spada il petto.
 GIACINTO
 Eh signora, signora,
 per dirla, non vorrei morire ancora.
 CINTIA
 Dunque, che risolvete?
 GIACINTO
760Ci pensarò.
 CINTIA
                        Dovete
 risolver tosto. O delle donne il sangue
 o rimaner per le mie mani esangue.
 GIACINTO
 Più tosto che morire,
 con pena io vi rispondo,
765tutte le donne ammazzerò del mondo.
 CINTIA
 Badate non tradir.
 GIACINTO
                                     Ve n'assicuro.
 CINTIA
 Giurate.
 GIACINTO
                   Sulla mia beltà lo giuro.
 CINTIA
 Se sarete fedele,
 se voi m'obbedirete,
770credete a me, non ve ne pentirete.
 
    Che cosa son le donne,
 più o meno, già si sa.
 Ma un certo non so che
 mi par d'aver in me
775che più vi piacerà
 e questa è la mia fede,
 la mia sincerità.
 
    La grazia e la bellezza
 si puol equiparar
780ma quel che più s'apprezza,
 che stentasi a trovar,
 è un core, come il mio,
 che fingere non sa.
 
 SCENA IX
 
 GIACINTO, poi AURORA
 
 GIACINTO
 Esser dovrò crudele,
785per piacer al mio ben? Sì sì, si faccia,
 si svenino, si uccidano
 queste nemiche femmine.
 Ma piano per mia fé;
 se uccidessero poi le donne me?
790Vorrei e non vorrei;
 sono fra il sì ed il no.
 Penserò, studierò, risolverò.
 AURORA
 (Come? Giacinto armato?)
 GIACINTO
 (Ecco la prima a cui
795dovrò ferir il seno,
 ah! che se la rimiro io vengo meno).
 AURORA
 (Parla fra sé. Pavento
 di qualche tradimento).
 GIACINTO
 (Orsù vi vuol coraggio,
800con un colpo improvviso
 l'ucciderò senza mirarla in viso).
 AURORA
 Giacinto.
 GIACINTO
                    (Ah bella voce!)
 AURORA
 Che fate voi?
 GIACINTO
                           Non so.
 AURORA
 Mi volete svenar?
 GIACINTO
                                   Signora no.
 AURORA
805Che fate di quel brando?
 GIACINTO
 Son un novello imitator d'Orlando.
 AURORA
 Datelo a me...
 GIACINTO
                            Non posso.
 AURORA
                                                  E perché mai?
 GIACINTO
 Perché... Nol posso dir... perché giurai.
 AURORA
 Ah crudele, ah spietato,
810ah sconoscente, ingrato!
 Vi conosco, v'intendo,
 forse di Cintia per gradir l'affetto
 mi volete cacciar la spada in petto.
 GIACINTO
 Oh dio!
 AURORA
                  Via traditore.
815Se avete tanto core,
 trafiggetemi pure; eccovi il seno.
 GIACINTO
 Ahi, che non posso più; già vengo meno. (Gli cade la spada di mano)
 AURORA
 Or questa spada è mia. (La prende)
 GIACINTO
 Pietà per cortesia.
 AURORA
820Cosa meritereste?
 GIACINTO
 Chiedo la vita in dono.
 AURORA
 Caro il mio Giacintino, io vi perdono.
 Basta sol che mi dite
 chi vi diè questa spada ed a qual fine.
 GIACINTO
825Nol posso dire.
 AURORA
                              Ingrato!
 Io vi dono la vita
 e un leggiero favor voi mi negate?
 Voi volete che io mora.
 GIACINTO
                                            Ah no, fermate.
 Tutto, tutto dirò; Cintia volea...
 AURORA
830Basta così; la rea
 Cintia sola sarà, voi tutto amore,
 siete bello di volto e bel di core.
 GIACINTO
 Ah non merto da voi
 della vostra bontà sì belli effetti.
835Io son mortificato.
 Sono... Non so che dir. Son incantato.
 
    Corre al mondo un'opinione
 che fa rider chi ne sa,
 che gli uomini all'occasione
840dalle donne si san guardar.
 Voi che dite? Gli credete?
 
    Se si trova un poverino
 presso qualche bel visino,
 ah! vedete come va?
845Tutto dice e poi disdice
 né sa più cosa si fa.
 
 SCENA X
 
 AURORA, poi GRAZIOSINO
 
 AURORA
 Dunque Cintia garbata,
 superba, indiavolata,
 per desio di regnar volea bel bello
850delle misere donne far macello?
 L'invidia, l'ambizione e l'avarizia
 faran precipitare il nostro regno.
 E abbiam per sostenerlo poco ingegno;
 ma, giacch'ella volea
855questa spada mirar nel seno mio,
 voglio provar anch'io di far lo stesso.
 La vendetta è comune al nostro sesso.
 Ecco il mio Graziosino;
 ei, che m'ama da vero,
860sarà l'esecutor del mio pensiero.
 GRAZIOSINO
 Ma io, Aurora cara,
 ma io non posso più; se spesso spesso
 io non vi vederò,
 credetemi da vero, io crepperò.
 AURORA
865Eh Graziosino mio, siamo traditi.
 Vedete questa spada?
 GRAZIOSINO
                                           Sì, la vedo. (Con timore)
 AURORA
 Questa spada dovea passarmi il petto
 ma il ciel benigno e pio
 serbato ha il viver mio da tal disgrazia.
 GRAZIOSINO
870Signora mia, con vostra buona grazia. (In atto di partire)
 AURORA
 Come! Voi mi lasciate?
 GRAZIOSINO
 Vi dirò; perdonate,
 allorch'io sento favellar di morte
 il cor mi batte in seno forte forte.
 AURORA
875Ah misera ch'io sono!
 Amo un ingrato che per me non sente
 né timor né pietà. Cintia ha trovato
 chi volea secondar il suo disegno
 ed io di giusto sdegno
880accesa veramente e invendicata
 rimanere dovrò? Son disperata.
 GRAZIOSINO
 Ma cosa dovrei far?
 AURORA
                                       Con questa spada
 passar di Cintia il petto.
 GRAZIOSINO
 E non altro?
 AURORA
                          Non altro.
885Alfin non è gran cosa,
 per un uomo, ammazzar femmina imbelle.
 GRAZIOSINO
 Questo lo dico anch'io, son bagatelle.
 AURORA
 Dunque avete risolto?
 GRAZIOSINO
                                           Non lo so.
 AURORA
 Risolvere convien.
 GRAZIOSINO
                                    Risolverò.
 AURORA
890Perché non accettate
 questo impegno a drittura?
 GRAZIOSINO
 Perché, per dirla, ho un pochin di paura.
 AURORA
 Paura d'una donna?
 GRAZIOSINO
                                        L'ho provata;
 e so cos'è la femmina arrabbiata.
 AURORA
895Dunque, se non volete,
 pazienza vi vorrà. Cercar dovrò
 uno che non mi sappia dir di no.
 GRAZIOSINO
 Cara, venite qui,
 anch'io dirò di sì.
 AURORA
900Ma lo farete poi?
 GRAZIOSINO
 Tutto farò quel che volete voi.
 AURORA
 Tenete questa spada?
 GRAZIOSINO
                                          Sì, la tengo.
 AURORA
 E quando Cintia viene...
 GRAZIOSINO
                                               E quando viene?
 AURORA
 Cacciargliela nel seno...
 GRAZIOSINO
                                             Bene, bene.
 AURORA
905Lo farete?
 GRAZIOSINO
                      Il farò.
 AURORA
 E poi m'ingannerete.
 GRAZIOSINO
                                          Gnora no.
 AURORA
 Avrete coraggio?
 GRAZIOSINO
                                  Come un Marte.
 AURORA
 Caro il mio Graziosino,
 voi siete il mio Marte.
 GRAZIOSINO
                                           Anzi Martino.
 AURORA
 
910   Quando vien la mia nemica
 dite tosto: «Ah! Che t'uccido».
 Così fece il dio Cupido
 che per voi mi ferì il cor.
 
    Se pietà per lei provate
915rammentate l'amor mio
 e pensate che son io
 che vi desta in sen furor.
 
 SCENA XI
 
 GRAZIOSINO solo
 
 GRAZIOSINO
 Son in un bell'imbroglio;
 non so cosa mi far. Se vil mi rendo,
920la mia diletta offendo;
 e se mostro bravura
 la mia poltroneria scopro a drittura.
 Ma qui vi vuol coraggio.
 Finalmente una donna
925non mi può far timore.
 Graziosin, ora è tempo, animo e core.
 
    Son di coraggio armato,
 son tutto furibondo
 e venga tutto il mondo,
930io lo trafiggerò.
 Ma se la donna bella
 pietosa mi favella
 io non l'ascolterò.
 
    E s'ella mi minaccia
935timore non avrò.
 E se mi dà in la faccia
 allora me n'anderò.
 Io mostrerò premura
 sintanto che potrò
940ma quand'avrò paura
 allor me n'anderò.
 
 SCENA XII
 
 CINTIA e GIACINTO, poi AURORA e GRAZIOSINO
 
 CINTIA
 Dov'è, dov'è la spada?
 GIACINTO
 Signora, per pietà...
 CINTIA
                                       Perfido, indegno,
 proverete il mio sdegno.
 GIACINTO
                                               Sì, uccidetemi;
945morirò, se la morte mia bramate,
 ma a me la crudeltà non comandate.
 CINTIA
 Dov'è la spada mia?
 GIACINTO
 Io l'ho gettata via.
 CINTIA
                                    Per qual ragione?
 GIACINTO
 Perché mi fan le donne compassione.
 CINTIA
 
950   È questa la promessa
 che voi faceste a me.
 
 GIACINTO
 
    Questo mio cor professa
 a voi costanza e fé.
 
 CINTIA
 
    Ma dov'è la mia spada?
 
 GIACINTO
 
955Ahi che crudel comando.
 
 CINTIA
 
 Andate ch'io vi mando
 ma ben di tutto cor. (Escono di lontano Aurora e Graziosino con spada in mano)
 
 AURORA
 
    Ecco la mia nemica.
 
 GRAZIOSINO
 
 (Son pien di valor).
 
 AURORA
 
960Non fate che più il dica.
 
 GRAZIOSINO
 
 (Ah! Che mi trema il cor).
 
 CINTIA
 
    Mendace.
 
 GIACINTO
 
                        Fermate.
 
 AURORA
 
 (Via, presto). (A Graziosino)
 
 GRAZIOSINO
 
                             (Aspettate). (Ad Aurora)
 
 CINTIA
 
 Ciarlone.
 
 GIACINTO
 
                    Pietà.
 
 AURORA
 
965Poltrone.
 
 GRAZIOSINO
 
                    Son qua.
 
 A QUATTRO
 
    Mi sento nel petto
 dispetto e furor.
 
 AURORA
 
    Feritela. (A Graziosino)
 
 GRAZIOSINO
 
                       Ah! (Tira un colpo a Cintia)
 
 GIACINTO
 
 Fermatevi. (A Graziosino)
 
 GRAZIOSINO
 
                         Ah! (Tira un altro colpo)
 
 CINTIA
 
970Giacinto, pietà.
 
 GIACINTO
 
    Qual sdegno, qual ira,
 qual furia v'inspira?
 
 CINTIA
 
 Che cosa ho fatt'io?
 
 AURORA
 
 Feritela.
 
 GRAZIOSINO
 
                   Eh!
 
 GIACINTO
 
975Fermatevi.
 
 GRAZIOSINO
 
                        Eh!
 
 CINTIA
 
    Tu sei un'indegna.
 
 AURORA
 
 Sei tu maledetta.
 
 A DUE
 
 Vendetta, vendetta
 vuo' contro di te.
 
 AURORA
 
980Feritela.
 
 GRAZIOSINO
 
                   Ah!
 
 GIACINTO
 
 Fermatevi.
 
 GRAZIOSINO
 
                        Ah!
 
 CINTIA
 
 Ah perfido!
 
 GRAZIOSINO
 
                         Ah!
 
 AURORA
 
    A tempo migliore
 vendetta farò.
 
985   Fermate, sentite.
 Frenarmi non so.
 
 A QUATTRO
 
 Vendetta, vendetta.
 Vendetta farò.
 
 Fine dell’atto secondo